Tra i vari concetti, negli scritti di metafisica, così chiamati per l'ordine scelto da Andronico nel primo secolo nel sistematizzare la produzione del fondatore del Liceo (335 a.C.), emerge quello di sostanza:
La Sostanza, dal latino sub-stantia, resa del concdetto greco "hypokeimenon" cioè "ciò che sta sotto", è la natura necessaria di un "qualsiasi" ente.
Si può per tal motivo definirla anche come l'essere dell'essere. Per Aristorele quindi la sostanza è ciò che di un ente non muta mai. Una differenza con il concetto dell'essere in Parmenide è che la sostanza aristotelica non può essere distinta dai suoi accidenti, ovvero da tutte quelle caratteristiche mutevoli che distinguono un ente dall'altro. Così la sostanza può essere considerata quale "soggetto logico" al quale si attribuiscono i predicati, in altre parole come nucleo centrale a cui sono collegate varie specificazioni, qualità, quantità, ect...
Pertanto la sostanza è compresa quale sinolo, un'unione indissolubile, di materia e forma.
Ringraziamo Ilaria Pozzobon, 3^au, per questa sua rielaborazione (ho apportato lievi modifiche).
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